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Vita nel bosco – Dai carbonai …al charcoal

Talvolta parliamo dei tempi passati con malinconia, identificando la vita di un tempo con un certo benessere psico-fisico. In realtà, i bei tempi andati erano tutt’altro che “belli”..Per la maggior parte delle persone, vivere significava sopravvivere, con tanto sacrificio. La memoria di quei tempi ci aiuta a leggere con sguardo diverso il nostro territorio, e l’azione dell’uomo o la sua interazione con l’ambiente. Ci fa comprendere le vite di milioni di persone che affrontano oggi le medesime sfide, un po’ come “da noi 50-100 anni fa”.

Ecco perché parlare di mestieri del passato può farci riflettere sul presente e sul futuro.

I carbonai

Chi ha mai sentito parlare dei carbonai? Non i carbonari del Risorgimento italiano, ma i protagonisti dell’epoca in cui il petrolio e i suoi derivati dovevano ancora “essere scoperti” dalla stragrande maggioranza delle persone sul pianeta, e per cucinare, scaldarsi e illuminare si usava la carbonella…

Leggi qui l’intero racconto AU!! – Il richiamo della macchia che ho pubblicato sulla rivista Tra Terra e Cielo dell’omonima associazione, molti anni fa.

I carbonai producevano una risorsa un tempo molto importante, eppure ricevevano paghe misere e conducevano una vita di sacrifici. Per ricavare carbone dalla combustione della legna lavoravano per lunghi periodi nel bosco.. Il loro lavoro li portava a viaggiare molto lontano da casa per quei tempi: dalla Toscana ad esempio, si spostavano in Romagna, in Umbria, in Sardegna e persino sulla Sila, ovunque ci fossero boschi di alberi di querce, faggio, carpino, ontano e castagno o di arbusti come la ginestra, la scopa e l’albatro…A fine Novembre, quindi, la compagnia e il meo si trasferivano “alla macchia”, e qui costruivano la capanna dove avrebbero abitato per tutta la durata del lavoro.

La capanna era pronta dopo qualche giorno di lavoro; nel frattempo si provvedeva a cercare un posto dove ubicare la piazza, ovvero lo spazio su cui sarebbe stata eretta la carbonaia…La carbonaia assumeva una forma a tronco di cono; al centro, uno spazio inizialmente vuoto faceva da camino, che doveva essere riempito di frasche e, una volta acceso il fuoco, chiuso con una pietra. Il fuoco si diffondeva in senso ascendente dalla base fino alla bocca del camino, in cui si continuava sempre a immettere materiale combustibile; dall’alto, quindi, la combustione procedeva lentamente in senso discendente.

Al termine della combustione aveva inizio la scarbonatura…«AU!» si sentiva di nuovo alla piazza: stavolta era il vetturino……..ma questa è un’altra storia, per la prossima puntata.

Chi pensa che questo mestiere appartenga ormai al passato si sbaglia. Secondo le stime dell’organizzazione mondiale per l’agricoltura, FAO (Food and Agriculture Organisation), dal 2000 al 2017 il consumo mondiale di carbone da legno è aumentata da 37.0 a 51.2 milioni di tonnellate. La maggiore quantità è stata prodotta nel continente africano.

Final Consumption of Charcoal by Country

 

In Africa ho visto spesso le balle di carbone vendute lungo la strada. Charcoal (=carbone da legno o carbonella) era una parola chiave ricorrente in tutti gli incontri che ho fatto per capire le cause della deforestazione e immaginare un futuro alternativo (leggi..)

L’aumento della produzione è in parte legato alla crescita della popolazione, in parte alla mancanza di valide alternative (sopratutto nelle aree rurali). Anche la necessità di disboscare terreni per produrre più cibo contribuisce al perdurare dell’uso del carbone, che può essere prodotto contestualmente. Tutto ciò ha un grosso impatto su boschi e foreste che sono a poco a poco degradati fino a scomparire. Alcune di queste foreste ospitano un’altissima biodiversità e specie rare, come il Sanje mangabey.

In cosa differisce l’attività dei nostri carbonai di un tempo, rispetto a quanto avviene oggi? In entrambi i casi c’è un grosso impatto su boschi e foreste.

Ciò che è cambiato recentemente è la domanda di energia, col crescere della popolazione e dei dispositivi che consumano energia. Quante volte al giorno “attacchiamo una spina”? Se dovessimo alimentare “a legna” i nostri dispositivi (pensate alle luci, i trasporti, le industrie, gli elettrodomestici, i cellulari, i computers, etc..) i nostri boschi scomparirebbero in breve tempo.

Ancora oggi in molti paesi con basso reddito la maggior parte dei consumi di carbonella serve a soddisfare i bisogni primari, ma ormai per decine di milioni di persone. Per questo la sfida della sostenibilità è così difficile.

Quali sono le possibili soluzioni?

  1. Maggiore efficienza nei consumi, per esempio adottando stufe migliorate.
  2. Maggiore efficienza nella produzione di carbone.
  3. Gestione sostenibile delle foreste, cioè cercare di produrre abbastanza legna senza distruggere l’ecosistema.
  4. Uso di altri fonti di energia (possibilmente rinnovabili).